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FAQ

Che cosè il Qwan Ki Do?

Il Qwan Ki Do è un’Arte Marziale Cino-Vietnamita fondata dal Thày Chưởng Môn Pham Xuan Tong, si pone tra le più grandi Scuole e Metodi di Arti Marziali e la sua doppia origine offre una grande ricchezza tecnica.
Il Qwan Ki Do aiuta il praticante a crescere in armonia con il proprio corpo, sviluppa la coordinazione motoria, affina i riflessi, costituisce un’eccellente ginnastica per il corpo, aiuta ad acquisire scioltezza , agilità e sicurezza; il Qwan Ki Do non è solo un’attività motoria ma un vero e proprio metodo educativo del corpo e della mente.
Nel Qwan Ki Do troviamo le tecniche di difesa personale, le Armi Tradizionali, le Competizioni, gli Stages, e molto altro ancora. Adatto a tutti il Qwan Ki do propone corsi per bambini, ragazzi e adulti di ambo i sessi.

 

Chi è il Maestro Pham Xuan Tong?

Il Thày Chưởng Môn PHAM XUAN TONG é una leggenda vivente nella storia delle Arti Marziali Vietnamite; in modo originale ha saputo conciliare le sue origini e la sua composita eredità culturale. Nato il 17 luglio 1947 a Ninh Binh, nei pressi della città di Nam Dinh (Tonchino), nel Viêt Nam, ha avuto la fortuna di beneficiare in giovanissima età dell'insegnamento del Maestro Chau Quan Ky (Scuola Cinese) e di suo zio Pham Tru (Scuola Tradizionale Vietnamita) e nel 1968 raggiunto l'occidente di completare la sua preparazione culturale con l'istruzione francese: anatomia, fisiologia, ecc... adattandosi così anche alla psicologia europea. L'unione di queste tre culture lo ha spinto a promuovere un Metodo di fama internazionale nel quale ha racchiuso il meglio della sua esperienza di praticante e di Maestro: il QWAN KI DO.

 

Chi è il Maestro Chau Quan Ky?

Il Maestro Châu Quan Ky è nato intorno il 1895, nella provincia di Quang Dông in Cina. La sua famiglia faceva parte dell’etnia degli Hakka’s, famosi per la capacità di tagliare le pietre. Inoltre questa famiglia possedeva e conservava gelosamente, una propria pratica di arti marziale e di medicina tradizionale.
Il Maestro Chau Quan Ky è ancora molto giovane quando muore il padre; nell’impossibilità di crescerlo, la madre lo affida ad uno zio che assicurerà la sua educazione. Questi è un venerabile taoista che dirige una grande scuola d’Arti Marzial.
Subito dimostra qualità innegabili nella pratica dell’arte marziale; il livello tecnico raggiunto dal giovane Maestro Chau Quan Ky è eccezionale e sorprende tutti coloro che lo circondano. Prosegue l’opera di suo zio e la arricchisce con i risultati delle sue ricerche.
Nel 1936 deve lasciare la Cina, via Hong Kong e va ad abitare nella città di Trà Vinh nel sud del Viêt Nam, accrescendo il numero dei cinesi che vivono in questo paese. La sua padronanza delle Arti Marziali ma anche le conoscenze di medicina tradizionale lo rendono rapidamente popolare nelle regione. E’ in seguito ad un curioso episodio che la sua reputazione attraversa il Viêt Nam del sud. Durante una festa locale, due cinesi fanno una dimostrazione d’Arti Marziali poco convincente.
Non desiderando perdere la faccia davanti a un pubblico vietnamita, l’organizzatore prega il Maestro Châu Quan Ky di presentare un’immagine più reale dell’Arte Marziale. Benché reticente il Maestro Châu Quan Ky si esibisce meravigliando il pubblico. I due dimostranti dubitando della sua capacità, lo sfidano e sono messi fuori combattimento in pochi secondi. Parecchi cinesi gli chiedono allora di diventare suoi discepoli. Per molto tempo il Maestro Châu Quan Ky accetterà solo allievi cinesi.
Nel 1956, va a lavorare a Cho Lon, un sobborgo della capitale del sud Viêt Nam, come erborista ed agopuntore. In seguito, su richiesta dei suoi compatrioti, si installa a Gia Dinh, in un tempio taoista, dove diventa il Maestro delle cerimonie consacrato al culto dei morti. Le sue funzioni sono tante; oltre ad organizzare le cerimonie, cura i fedeli che frequentano il tempio.
E’ in questo periodo che il Maestro Châu Quan Ky incontra il giovanissimo Pham Xuân Tong, che diventerà in seguito, uno dei primi discepoli del tempio.
Su consiglio di molti esperti vietnamiti, i Gran Maestri Lê Van Kiên, Lai Qui, Long Hô Hôi, il Gran Maestro Châu Quan Ky accetta di naturalizzarsi vietnamita e si unisce nella Federazione di Arti Marziali (Tông Cuôc Quyên Thuât Viêt Nam) per creare in seguito la sua prima scuola ufficiale nel 1958 a Phu Nhuân, Vo Duong: Hô Hac Trao.
Dal 1967, intanto che prosegue le sul ricerche sul controllo dell’energia, avverte i primi malesseri. Redige il suo testamento.
E’ proprio il padre del Maestro Pham Xuân Tong, che andando a fargli visita lo trova svenuto. Muore qualche ora dopo, all’ospedale di Cho Rây, in seguito ad una emorragia cerebrale.
E’ il Maestro Pham Xuân Tong, allora in Francia, che sceglie come successore, a cui consegna il suo testamento e una parte dei libri che ha scritto a questo fine. 

 

Come è nata l’Unione Italiana Qwan Ki Do?

Il Maestro Pham Xuan Tong arrivò in Francia nel 1968. Poco tempo dopo insieme ad altri maestri originari del Viet Nam decise di fondare un’organizzazione che diffondesse la cultura e naturalmente le arti marziali vietnamite. Nasceva il “Viet Vo Dao”, movimento che raggruppava diversi stili e scuole, tra cui la scuola Quan Ky.
Il Maestro Pham Xuan Tong nonostante la giovane età fu nominato Direttore Tecnico Internazionale e Francese del movimento Viet Vo Dao per le sue ineguagliabili qualità tecnico-pedagogiche.
La diffusione del movimento fu rapida sia in Francia che in Europa, espandendosi anche in Italia dove numerosi Maestri vietnamiti, praticanti altre arti marziali, come Taekwondo, Judo, etc confluirono nel movimento legato alla loro terra natale, iniziando così la pratica delle Arti Marziali vietnamite.Proprio dal Taekwondo proveniva il primo responsabile italiano del Viet Vo Dao scuola Qaun Ky, Maestro Tran Ngoc Dinh insieme al suo allievo Maestro Roberto Vismara, che dopo aver praticato Judo con il Maestro Tadashi Koike e il Taekwondo, viene a contatto con la realtà vietnamita e con il Maestro Pham Xuan Tong.
Verso la fine degli anni 70 il Maestro Tong considerando conclusa la sua esperienza nel movimento Viet Vo Dao, decise di diffondere in maniera autonoma l’immenso bagaglio tecnico e culturale ereditato dal suo Maestro Chau Quan Ky attraverso la fondazione del proprio metodo: il QWAN KI DO. Contestualmente il Maestro Dinh si allontanò dall’Italia per intraprendere un percorso personale. Fu così che il Thày Chưởng Môn Pham Xuan Tong scelse come suo rappresentante in Italia il Maestro Vismara, che si era distinto per dedizione e qualità tecniche.
Nel 1981 nasce l’Unione Italiana Qwan Ki Do, che viene registrata ufficialmente il 3 giugno 1982 presso lo studio del notaio Dott. Giovanni Ricci, n° 72663/10642 di repertorio e registrata negli atti pubblici di Milano il 18 giugno 1982 con n° 13604-SH.
L’Unione Italiana Qwan Ki Do, è l’unica organizzazione in Italia riconosciuta dal Thày Chưởng Môn Pham Xuan Tong ed è la sola autorizzata a divulgare ed insegnare il Qwan Ki Do sul suolo italiano, è affiliata alla World Union of Qwan Ki Do ed è riconosciuta dal CONI iscritta nel registro nazionale delle associazioni sportive dilettantistiche n° 30771.

 

 Cinese o Vietnamita?

Il Qwan Ki Do è sia un’Arte Marziale Cinese sia un’Arte Marziale Vietnamita. Questo perché il Thày Chưởng Môn Pham Xuan Tong ha appreso gli stili cinesi dal Venerabile Maestro Chau Quan Ky (Thieu Lam Nam Phai, lo Nga Mi Phai e il Chau Gia Duong Lang Phai) e gli stili Vietnamiti dal suo zio Pham Tru ( il Vo Quang Binh, il Vo Binh Dinh e il Vo Bac Ninh)

 

Perché portiamo il “Vo-Phuc”, una divisa di colore nero?

La vita materiale scaturisce dalla terra, elemento “minerale”, e siamo nati per ritornare alla terra.
Il nostro spirito deve essere comparato a quello dell’acqua, come dice il “Dao”, che approfitta di tutte le cose senza alcun sforzo. Perciò l’acqua tende ad occupare il posto più basso, e gli uomini lo detestano, ed è per questo che l’acqua somiglia al “Dao”. Il colore nero è quello della nostra terra, per la “vita materiale”, e quella dell’acqua degli abissi per lo “spirito”.
La nostra divisa riflette anche il principio delle polarità: Am e Duong o Yin e Yang.


Perché salutiamo con le mani riunite, sinistra aperta sulle destra chiusa?

Il QWAN KI DO si traduce come la via di tutte le energie. Il saluto del Qwan Ki Do è la forma di questa definizione.

I fondamenti di lavoro energetico tramite la respirazione è il “Thô Cô, Nhâp Tân”. Questo concetto di vuoto e di pieno è simboleggiato dalla mano sinistra aperta (rappresentante il vuoto, l’aspetto Am), e dalla mano destra chiusa (rappresentante il pieno, l’aspetto Duong).
La dualità di questi due poli, il vuoto (negativo) e il pieno (positivo), genera il principio di THAI CUC o legge della mutazione.
Congiungendo le mani, il praticante di Qwan Ki Do evoca l’essenza di tutta una scienza antica dell’Asia, vecchia più di 5000 anni. Contemporaneamente, il praticante testimonia l’esistenza millenaria dell’arte marziale attraverso il pugno chiuso (il pieno) che rappresenta la forza, la potenza l’agitazione; e tramite la mano aperta (il vuoto) che rappresenta il gesto della pace, la fine dell’aggressione, il segno del perdono.
La cerimonia del saluto, così semplice nella sua esecuzione, non deve essere un atto banale e privo di senso, ma al contrario, quando fa il saluto, il praticante deve essere cosciente che per lui e per gli altri iniziati, l’arte del combattimento non ha il solo scopo di abbattere l'avversario. Ma la legge della mutazione esige sempre l’esistenza simultanea di due cose opposte e complementari in tutti i campi: cioè il risveglio della personalità, o cammino dal vuoto al pieno contiene anche il principio dal pieno al vuoto.
Riassumendo, la cerimonia del saluto di Qwan Ki Do è per l’allievo un segnale e una guida e trova la sua pienezza nel cammino della vittoria che il “Fondatore di questo metodo” designa spesso come “la via della serenità”.

 

Perché il praticante di Qwan Ki Do saluta il luogo d’allenamento (Vo Duong) entrando ed uscendo?

Il cerimoniale non è specifico dell’arte marziale. Dai tempi più remoti, l’essere umano ha sentito la necessità di avere un insieme di regole codificate che permettano lo svolgimento di una manifestazione. Ogni manifestazione pubblica, con o senza l’intervento di un personaggio famoso, è regolata da un protocollo.
Entrando in palestra “Vo Duong”, il praticante fa una scelta, quella di rompere con la dipendenza, il condizionamento e qualsiasi altro artificio che lo accompagnano, si impegna, tramite questo saluto, a rispettare l’etichetta del metodo, a sviluppare le qualità di coraggio, di perseveranza, di grandezza d’animo e anche le qualità fisiche e le capacità tecniche. Lasciando la palestra, lo stesso gesto presuppone, la riconoscenza dell’insieme del contesto, che gli ha permesso di evolversi meglio nella via dell’arte marziale.


Perché le strisce dei gradi sono “rosse” per i bambini, e “blu” per gli adulti?

Per la scienza tradizionale, il rosso determina il “coraggio”. Per i bambini, l’incoraggiamento ad apprendere i gesti di arte marziale è onorevole, per questo le strisce sono rosse.
Il blu negli adulti è la volontà e la speranza: la volontà di padroneggiare il corpo (dominio della sofferenza e resistenza, capacità di assimilare le tecniche), e la speranza di proseguire nella via dell’arte marziale.

 

Perché le cinture nere sono bordate di rosso?

Il bordo rosso significa che l’arte marziale è entrata fino ai vasi sanguinei del praticante. Il rosso è la virtù del coraggio e della combattività.

 

Perché il praticante emette un “grido” nel momento degli attacchi e in alcuni momenti dei concatenamenti (Quyên)?

Il “grido” o “Quat” (Kiaï in giapponese), ha origini lontanissime: secondo le leggende, i monaci guerrieri imitavano gli animali che usavano le grida, (Quat) prima o durante gli attacchi per spaventare la preda o gli avversari. Nell’età di mezzo, le leggende raccontano che alcuni maestri specializzati nelle grida (Quat) erano in grado, grazie a queste tecniche perfette, di paralizzare i loro avversari o di far cadere i volatili!
Ai nostri giorni, nella maggior parte delle scuole tradizionali, il “grido” (Quat), è usato psicologicamente per aumentare il coraggio e per padroneggiare la paura, anche approfittando, tramite il suono e l’effetto sorpresa, di colpire il compagno utilizzando l’effetto dell’espirazione (Thô Cô).


Come il Qwan Ki Do lavora il KI?

Il lavoro dell’energia interna (Nôi Gia) ed esterna (Ngoai Gian) fa parte del programma di allenamento del Qwan Ki Do.
Tuttavia, essendo debuttante, il praticante comincia con la regolarizzazione della respirazione profonda e soprattutto si orienta progressivamente sul lavoro di sforzo. Questo comporta la conoscenza dell’apparato respiratorio, utilizzando le tecniche del soffio (Thô Cô – Nâp Tân) quando il nostro organismo ne ha più bisogno per preservare l’energia. É un modo primario di lavorare internamente ed esternamente.
Più avanti, quando il Maestro Fondatore lo riterrà necessario, il praticante seguirà i corsi teorici sui percorsi energetici o meridiani, soprattutto su quelli che lavorano sull’energia interna ed esterna (Ham Hung Bat Bôi) per esempio:
Dalla sufficiente conoscenza del corpo umano, tramite i meridiani e le loro funzioni, la conoscenza dei 5 elementi (Ngu Hành), il praticante è orientato sulla pratica di differenti metodi di concentrazione dello spirito (Tâp trung tu tuong) per raggiungere i diversi gradi di lavoro dell’energia del corpo. Il lavoro interno (Nôi Gia) per preservare ed arricchire la nostra energia; il lavoro esterno (Ngoai Gia) per l’indurimento di parti del corpo e liberazione dell’energia durante i colpi (Công Pha).

 

Cos’è il Co Vo Dao?

L’insegnamento delle armi tradizionali è indissociabile dalla pratica del Qwan Ki Do.
Nei tempi antichi, ogni regione del Viet Nam si specializzò in stili differenti: per esempio,
la provincia di QUAN-BINH (centro) fu uno dei luoghi più reputati del bastone lungo (Bong). La maggior parte delle Armi Tradizionali sono nate dagli utensili dei contadini, uniche armi che potevano opporre ai differenti invasori che occupavano i loro territori.
L’insegnamento delle Armi Tradizionali fa parte del programma ufficiale del Qwan Ki Do. I praticanti possono scoprire, iniziarsi o perfezionarsi nell’uso delle differenti armi.
All’inizio il nuovo praticante può scegliere tra due diverse armi, il Bong (bastone lungo), e il Long-Gian ( meglio conosciuto come Nuntchaku), e solo dopo aver partecipato ai diversi stage del Thày Chưởng Môn Pham Xuan Tong che tramanderà direttamente le tecniche d’uso dell’arma e dopo aver raggiunto un buon livello di conoscenza dell’arma, questi potrà accedere all’uso di un’altra arma. 


Difesa Personale?

Sono delle tecniche convenzionali che permettono di mettere in difficoltà un aggressore o secondo certe applicazioni di neutralizzarlo completamente.
Queste tecniche sono molto diverse, secondo il tipo di aggressione necessitano di un rigoroso allenamento.
Avere la capacità di portare un attacco, attraverso una di queste tecniche, non è sempre evidente, questo dipende non solo dalle nostre capacità fisiche e tecniche o dalle nostre conoscenze nella difesa personale, ma anche dalle nostre capacita psichiche.
L’aggressore potrebbe essere un pericoloso individuo pronto a tutto, quindi la nostra decisione di impiegare le tecniche di Qwan Ki Do conosciute deve essere folgorante, senza esitazione e senza lacune, ogni reticenza nell’esecuzione del gesto sarà fatale per la nostra sicurezza.
Bisogna evitare di considerare la difesa personale come un trucco, una astuzia per sorprendere il nostro aggressore; al contrario non bisogna mi sottovalutare i nostri assalitori.
Si può costatare che in ogni aggressione la diversità della reazione dell’aggressore può modificare la tattica, e far fallire anche una tecnica che è stata ben assimilata. In quel momento il risultato di un allenamento rigoroso, della conoscenza di molte tecniche di difesa personale determinano la nostra vittoria sull’assalitore.
La conoscenza delle basi di Qwan Ki Do è dunque primordiale. Sviluppare una tecnica di difesa personale è indissociabili dalla realtà quindi è necessario sapere eseguire correttamente una tecnica di mano o di piede, una schivata o uno spostamento.
Questa realtà è prima di tutto un insieme di aspetti da conoscere: la tecnica di difesa personale, la formazione fisica, ma anche e soprattutto le tecniche fondamentali che bisogna praticare con assiduità e perseveranza.

 

La differenza tra il Qwan Ki Do e le altre arti marziali? Qual è la migliore?

Ogni disciplina ha le proprie caratteristiche che la valorizzano. Per l’una le forme di pugilato o di lotta a calci sono prioritarie, per l’altra quelle di proiezioni o di schivata, perciò non bisogna collegarle le une alle altre!
E’ come per i giochi di palla in occidente, non si può comparare il calcio alla pallacanestro o alla pallamano, o il tennis alla pelota. Conviene agli spiriti semplici, ma rivela una ignoranza completa…
La ragione per la quale bisogna avere il coraggio di iscriversi e praticare, è sì per appagare la nostra curiosità ma anche scoprire le diversità e le differenze.

Perché:
“ Tutte le Arti Marziali sono buone,
solo i praticanti possono essere cattivi”!

 

Posso praticarlo anch’io?

Il Qwan Ki Do Arte Marziale Cino Vietnamita è adatto a tutti, uomini, donne e persone avanti con l’età. Gli stili del Qwan Ki Do provengono da due grandi scuole, quella Cinese e quella Vietnamita, questi stili a differenza di altri non lavorano con la forza fisica, ma con strategie e principi, al fine di sfruttare la forza, il peso e l’aggressività dell’avversario contro lui stesso.


Esiste l’agonismo?

Nel Qwan Ki Do, la competizione e i regolamenti d’arbitraggio sono stati elaborati dal Thày Chưởng Môn Pham Xuan Tong al momento della creazione del metodo e coprono ogni aspetto della pratica:

- Combattimento o GIAO DÂU: per squadre di 2, 3 o 5 portando un guanto, solo la mano guantata può toccare la testa, ma non il viso; la mano non guantata è valida solo se colpisce il corpo.
Conchiglia, proteggi denti, proteggi tibie e piedi, sono obbligatori. Idem per le categorie bambini e donne che inoltre dovranno portare obbligatoriamente due guanti, il caschetto con griglia di protezione per la testa e il viso.

- Tecniche o GIAO DÂU KY THUÂT (individuale o di squadra)

- Armi tradizionali o GIAO DÂU BINH KHI (individuale o di squadra) sono obbligatorie le seguenti protezioni: casco integrale con griglia e proteggi nuca, corpetto che protegge il corpo, la schiena, i fianchi, guanti, conchiglia (maschile, femminile), proteggi braccia e tibie. (Tutte le protezioni devono essere omologate ed autorizzate dalla World Union of QWAN KI DO).

Questa componente importante del Qwan Ki Do permette al praticante di controllare i suoi progressi nella padronanza delle emozioni, del controllo dei gesti, nella creatività. La competizione nel Qwan Ki Do non è obbligatoria per i praticanti. Ci si può comunque esercitare, all’interno del proprio Club, negli scambi tecnici liberi senza vincitori né vinti, per valutare le proprie capacità e le proprie debolezze